ALCUNE NORME PRINCIPALI DI SICUREZZA DA SEGUIRE IN UN LABORATORIO CHIMICO
UN LABORATORIO CHIMICO PUÒ ESSERE ESTREMAMENTE
PERICOLOSO PER LA PROPRIA INCOLUMITÀ
E PER QUELLA DEGLI ALTRI SE NON SI PRESTANO LE DOVUTE CAUTELE
Le
cause principali degli incidenti nei laboratori chimici sono molteplici tuttavia
possono essere sostanzialmente ricondotte alle seguenti:
1) scarsa
conoscenza,
2)
distrazione ,
3) troppa
sicurezza,
4) incoscienza
Principali
fonti ed i tipi di pericolo più comuni ai quali si può andare incontro, se non
si prestano le dovute attenzioni e non si opera con le opportune cautele.
FONTI DI PERICOLO |
TIPO DI PERICOLO |
manipolazione
di reattivi chimici |
avvelenamenti
ed intossicazioni anche mortali, esplosioni,
ustioni, ustioni e ferite agli occhi, eritemi della pelle, allergie,
corrosioni della strumentazione e degli indumenti,... |
uso
di apparecchiature in vetro |
esplosioni,
ferite da taglio, schegge, ustioni,... |
uso
di apparecchiature elettriche |
scosse,
incendi, ustioni, stato di shock,... |
Al
fine di prevenire gli incidenti è assolutamente indispensabile che in un
laboratorio chimico si operi tenendo conto di alcune fondamentali precauzioni:
la maggior parte di esse sono normali norme di buonsenso, di logica e di
educazione, altre risultano essere più specifiche.
Le norme qui riportate non sono elencate necessariamente in ordine di importanza; inoltre è possibile che condizioni di pericolosità si possano verificare anche al di fuori dei casi qui prospettati.
1) Indossare
il camice:
rappresenta una protezione da incendi e sostanze pericolose: deve essere
facilmente sfilabile.
2) Indossare
gli occhiali di sicurezza: gli occhi sono la parte più delicata del corpo e vanno difesi con
occhiali in plastica resistente agli urti che vanno indossati sempre perché
eventuali lesioni possono derivare non solo quando si compiono manipolazioni
pericolose ma anche come conseguenza di operazioni pericolose compiute da altre
persone. Si deve prestare particolare attenzione soprattutto quando si opera con
prodotti potenzialmente tossici, infiammabili, esplosivi o che possono
sprigionare vapori anche solo irritanti.
3) Indossare
guanti protettivi quando si opera con sostanze pericolose: di solito sono fatti in lattice di gomma e sono
monouso. Attenzione che, soprattutto se sono bagnati, possono risultare
scivolosi per cui è più facile perdere la presa.
4)
Indossare scarpe grosse e resistenti in modo da proteggere i piedi dalla caduta
accidentale di reattivi e recipienti. Non indossare i sandali senza le calze.
5) Chi porta i
capelli lunghi cerchi di raccoglierli, ad esempio con un nastro, per minimizzare il
pericolo di impigliarsi, o di rovinarli con qualche reattivo o di farli cadere
in qualche recipiente o, peggio, di bruciarli.
6) Avere ben chiaro ed in forma scritta tutto lo schema delle operazioni da svolgere prima di iniziare qualunque esperienza: non iniziare alcun esperimento se si ha qualche dubbio in merito: programmare tutta la sequenza delle operazioni da svolgere e preparare ordinatamente ed in tempo tutta l'attrezzatura da usare.
7) Non prendere
mai iniziative isolate ed alternative a ciò che l'esperimento prevede:
qualunque modifica va discussa preliminarmente col docente.
8) Non restare
mai soli in laboratorio: un incidente anche di lieve entità può diventare serio se si è soli
e non si interviene con immediatezza e decisione.
9) Non
ingombrare i passaggi né le porte né le zone in cui sono presenti i mezzi
antincendio.
In caso di emergenza si potrebbe verificare di dover evacuare velocemente i
locali.
10) Prendere
visione della posizione del quadro elettrico principale e di quelli secondari,
dei mezzi antincendio, delle porte di sicurezza, delle valvole di controllo
dell'acqua e del gas: in caso di reale pericolo, se si è colti dal panico, è più
difficile ragionare e trovare la loro posizione.
Farsi spiegare il funzionamento dei sistemi di
sicurezza.
11) Lavorare in
ambienti sufficientemente arieggiati. Molte reazioni chimiche necessitano di reattivi o
sviluppano prodotti volatili pericolosi perché tossici o irritanti; è dunque
necessario lavorare in ambienti in cui tali prodotti possano diluirsi a
sufficienza.
12) Avvertire
sempre preventivamente l’insegnante ed i colleghi se si è allergici a certi
prodotti chimici. Ad esempio talune persone manifestano allergia all’aspirina e ad i
suoi precursori e derivati.
13) Se per
qualunque motivo si avverte un senso di malessere, allontanarsi immediatamente
dal banco di lavoro avvertendo i colleghi vicini ed il docente.
14)
Non cercare di nascondere gli effetti di un incidente anche se ritenuto
di lieve entità. La persona che subisce un infortunio talvolta lo
sottovaluta ( o lo sopravaluta) per motivi psicologici. Avvertire sempre il
docente ed i colleghi vicini. Tra l’altro, il docente è obbligato per legge
ad avvertire gli organi competenti in caso di incidente.
15) Avvertire
sempre il docente ed i colleghi vicini se si intende iniziare un’operazione
che possa comportare qualche rischio potenziale.
16) Leggere sempre con molta attenzione le etichette dei recipienti
prima di usarne il contenuto. Essere assolutamente certi dell’identificazione
della sostanza presente nel recipiente.
Manipolare o mescolare sostanze incognite può essere estremamente
pericoloso. Ogni recipiente deve portare una etichetta che identifichi
inequivocabilmente il suo contenuto almeno con il nome e/o la formula e le
precauzioni d'uso.
In caso di dubbio non usare assolutamente il
contenuto di un recipiente !
17) Lavorare
sotto la cappa aspirante indossando anche gli occhiali di sicurezza soprattutto quando si usano
sostanze pericolose, tossiche, solventi organici, acidi
e/o alcali concentrati, o si
seguono reazioni che sviluppano gas tossici o maleodoranti o che siano
esotermiche o potenzialmente esplosive.
18) Non
consumare cibi o bevande in laboratorio: il pericolo maggiore deriva dalla possibile
contaminazione del cibo o della bevanda con sostanze tossiche. In secondo luogo
è possibile che si verifichi la contaminazione dei reattivi col cibo.
19) Non usare i
recipienti adoperati per gli esperimenti per introdurvi cibi o bevande:
non è detto che essi siano perfettamente puliti, inoltre certi residui chimici
possono essere assorbiti dal vetro e rilasciati lentamente dopo qualche tempo.
20) Non fumare:
può essere causa di incendi dato che molti solventi organici sono infiammabili.
21) Non
assaggiare, né toccare assolutamente i reattivi con le mani né annusarli:
numerose sostanze sono irritanti, caustiche, velenose, ..., e possono anche
essere assorbite dalla pelle. Gli effetti possono manifestarsi anche dopo
qualche tempo.
Non seguire pertanto i cattivi esempi dati da certi protagonisti di film, che fanno gli attori e non gli scienziati !
22) È
tassativamente vietato prelevare liquidi con pipette aspirando con la bocca:
usare sempre propipette automatiche o aspiratori in gomma: il liquido potrebbe
finire in bocca, soprattutto se nella pipetta si formano bolle d'aria, con
conseguenze potenzialmente drammatiche.
23)
Lavarsi frequentemente ed accuratamente le mani: spesso inavvertitamente, nonostante le precauzioni,
si tocca qualche residuo che poi potrebbe venire a contatto con la bocca o gli
occhi dando irritazioni o peggio.
24) Tenere
pulito ed in ordine il proprio banco di lavoro: lasciare
sul banco solo l'attrezzatura indispensabile per lo svolgimento dell'esperienza
in corso. Alla fine dell'esperienza riporre l'attrezzatura usata dopo averla
pulita. Accertarsi di aver chiuso il rubinetto dell'acqua e del gas, se sono
stati usati.
25) Usare con
attenzione la vetreria:
1) si possono prendere forti scottature perché la
vetreria calda non è visivamente distinguibile da quella fredda;
2) il vetro può facilmente rompersi in frammenti
molto taglienti.
Se la vetreria è calda, prenderla con le apposite
pinze o con dei guanti sufficientemente grossi o con uno straccio o con un pezzo
di carta opportunamente sagomato. Riscaldare e far raffreddare lentamente la
vetreria che altrimenti potrebbe rompersi.
I frammenti di vetro sono molto taglienti: per
raccoglierli usare le stesse precauzioni adoperate per maneggiare la vetreria
calda.
Se un' apparecchiatura è danneggiata non adoperarla
assolutamente ma buttarla nell'apposito contenitore per la raccolta della
vetreria rotta.
26) Quando si
prepara una soluzione diluita di un acido o di un idrossido, partendo da acidi o
idrossidi concentrati, aggiungere questi all' acqua lentamente ed agitando in
continuazione e mai il contrario: prestare somma attenzione
soprattutto quando si ha a che fare con H2SO4 concentrato
o con NaOH o KOH solidi: quando questi composti vengono mescolati con H2O
si sviluppa una grande quantità di calore ed in conseguenza di ciò la
soluzione si riscalda molto velocemente (reazione esotermica). Attenzione: la soluzione può raggiungere il punto di
ebollizione quasi istantaneamente e mettersi a
schizzare pericolosamente.
27) Non
scaldare su fiamma libera liquidi infiammabili (esempio solventi organici): i
loro gas potrebbero incendiarsi. Adoperare i mantelli riscaldanti elettrici.
28) Non
rivolgere l'apertura dei recipienti verso altre persone
perché il liquido potrebbe schizzare.
29) Non
indagare su eventuali perdite di gas usando una fiamma: se c'è una effettiva perdita si può generare un incendio: usare
le apposite soluzioni saponose.
30) Prestare
attenzione alle apparecchiature sotto tensione elettrica: non
toccare le strumentazioni elettriche con
le mani bagnate, assicurarsi che
non ci siano fili scoperti sotto tensione. In caso di potenziale pericolo
staccare la corrente operando dal quadro elettrico generale la cui collocazione
deve essere nota a tutti i frequentatori del laboratorio.
31) Non tenere
in tasca oggetti appuntiti o taglienti come forbici, coltelli o tubi di vetro:
in caso di urto o caduta possono diventare pericolosi.
32) Rimanere al proprio posto e muoversi solo lo stretto indispensabile. Ciò vale soprattutto se è
in corso una reazione chimica e se si sta riscaldando qualcosa. Non girare tra i
banchi e non toccare la strumentazione che non si conosce: oltre ad esser
pericoloso e dannoso per se e per gli altri, tale fatto può causare
inconvenienti agli altri frequentatori del laboratorio.
33) Lavorare su
quantità limitate di sostanze per limitare i pericoli in caso di incidente.
34) Non
appoggiare mai recipienti, bottiglie o apparecchiature vicino al bordo del
tavolo: quando
meno uno se lo aspetta tendono a cadere giù.
35) Afferrare
saldamente e con tutte le precauzioni del caso i recipienti contenenti i
reattivi quando devono essere mossi da un posto ad un altro. Non
tenerli distrattamente ma sostenere i recipienti mettendo una mano sul loro
fondo. Non afferrare le bottiglie per il tappo.
36) Tenere le
apparecchiature elettriche lontane dall'acqua: in
caso di contatto della parti sotto tensione con acqua si può prendere la
scossa.
37) I rifiuti e
gli scarti del laboratorio
Premesso che non si deve inquinare l'ambiente, i
rifiuti e gli scarti devono essere raccolti in maniera differenziata per il loro
successivo smaltimento.
- I rifiuti di tipo comune come carte, stracci,
guanti monouso,..., purché non sporchi di reattivi chimici pericolosi, vanno
gettati in appositi contenitori metallici non troppo grandi per evitare
pericolosi accumuli.
- I residui della vetreria rotta vanno messi in un
contenitore a parte per essere smaltiti dopo essere stati ben puliti (Attenzione
a non tagliarsi).
- I residui dei solventi vanno raccolti assieme per
essere eventualmente distillati e riciclati.
- I residui dei prodotti chimici possono essere messi
assieme agli altri scarti solo dopo che ci si è accertati che non possano dar
luogo a reazioni esotermiche e nocive.
- Gli scarti infiammabili vanno raccolti in
contenitori metallici per poter essere o ricuperati o successivamente bruciati
all'aria aperta o negli inceneritori adatti.
- I solventi alto bollenti e poco infiammabili
possono essere messi in larghi recipienti e lasciati evaporare all'aria: ciò
vale soprattutto per i solventi organici immiscibili con H2O e di
alta densità che se fossero gettati nel lavandino non verrebbero diluiti dall'H2O
ma resterebbero nei giunti a gomito dei tubi di scarico concentrandosi
pericolosamente e corrodendo gli scarichi stessi.
- Gli acidi e le basi possono essere gettati negli
scarichi solo dopo loro diluizione con molta acqua, in piccole porzioni e
facendo poi scorrere altra acqua a lungo per evitare reazioni esotermiche e la
corrosione dei tubi dello scarico.
- Le sostanze nocive devono essere neutralizzate con
opportuni reagenti, quindi bruciate o sotterrate in discariche speciali
autorizzate.
- Le sostanze che reagiscono violentemente con H2O
(come i metalli alcalini e gli idruri) vanno distrutte con reagenti opportuni. (Esempio:
Na viene distrutto con etanolo o metanolo).
- Particolari norme sono prescritte per
l'eliminazione di sostanze particolarmente pericolose come l'amianto (noto
cancerogeno) e per l'uso, la detenzione e l'eliminazione di sostanze
radioattive.
Ogni laboratorio chimico dovrebbe avere degli
scarichi speciali collegati con un impianti di depurazione in modo che gli
scarti vengano opportunamente trattati, separati e smaltiti a seconda delle loro
caratteristiche.
Preziosi suggerimenti sulle norme del comportamento
da seguire in laboratorio, sul trattamento dei reattivi e sulle norme
antinfortunistiche in generale sono rintracciabili su numerosissime
pubblicazioni nazionali ed internazionali specializzate nel settore della
sicurezza e prevenzione, pubblicate dall'Ente Nazionale Prevenzione Infortuni e
dall'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro.
Un elenco di tali riviste si trova, di solito, in appendice ai
libri di testo specifici per il laboratorio chimico.
Ulteriori informazioni e link si possono trovare, ad esempio, nei seguenti siti web:
http://www.cgil.it/saluteesicurezza/
- http://www.diario-prevenzione.it/
http://utenti.lycos.it/claudiogiacalone/
- http://www.ispesl.it/cancerogeni/index.htm
- http://www.ispesl.it/
- http://vigilidelfuoco.it
Si
rammenti bene che, soprattutto quando si compiono delle azioni ripetitive ed
apparentemente noiose, anche se si stanno adoperando sostanze ed
apparecchiature pericolose, si tende ad abbassare il proprio livello di
attenzione ed a sopravvalutare le proprie capacità ed esperienza.
La
sicurezza deve derivare da una attitudine mentale a mettere sempre in pratica
le norme di prevenzione dai pericoli per sé e per gli altri e non
dall'abitudine.
È OBBLIGATORIO
TENERE UN QUADERNO DI LABORATORIO
Anche
questa è una norma di sicurezza in laboratorio
- Deve essere un quaderno del tipo a fogli fissi e
non volanti.
- Datare e numerare tutti i fogli che si usano: non
adoperare mai fogli singoli che hanno la tendenza ad andare persi.
- Scrivere tutte le proprie osservazioni
ordinatamente come in un diario, in modo che si possa sempre ricostruire, anche
a distanza di tempo, la sequenza di ciò che si è fatto in ogni momento.
- Usare tale quaderno anche per i calcoli in brutta
copia: in caso di errore non cancellare ciò che si è scritto ma semplicemente
tagliare con un frego in modo che si possa eventualmente rileggere.
- Eseguire le esperienze solo dopo aver scritto,
capito e discusso criticamente ciò che si vuol fare.
- Usare gli appunti presi per poi preparare le
relazioni sulle esperienze fatte, che devono essere consegnate al docente almeno
qualche giorno prima di sostenere la prova d' esame.
- Le note devono essere scritte in modo che chi legge
sia in grado di ricostruire e ripetere l'esperienza fatta.
- Più si è ordinati prima e meno fatica si farà
dopo in fase di rielaborazione e studio!
CLASSIFICAZIONE
DELLE SOSTANZE CHIMICHE IN BASE ALLA LORO PERICOLOSITÀ
La maggior parte delle sostanze chimiche presenta un
grado più o meno elevato di pericolosità che è legato alle loro proprietà
chimico-fisiche.
Quando si intende compiere una operazione che
coinvolga la manipolazione di reattivi e prodotti chimici è fondamentale
conoscere approfonditamente tali loro proprietà per poter prevedere quali
particolari precauzioni devono essere osservate per lavorare in sicurezza.
Le informazioni di natura chimico-fisica possono
essere desunte dalle etichette che devono
esser sempre presenti sui contenitori.
Il metodo di prevenzione migliore è sempre
l'informazione.
La legge prevede che sulle etichette siano riportati
almeno i seguenti dati:
1) nome della sostanza,
2) nomi del produttore e del distributore,
3) simboli ed indicazioni di pericolo, frasi di
rischio (R) e consigli di prudenza (S).
Esempio semplificato di una
etichetta:
CARLO ERBA
REAGENTI - Montecatini group
Alcol Metilico
RPE per analisi
CH3OH
M
= 32.042, purezza
99.9%, punto di ebolliz.
64.6 °C, densità d20° (a
20 °C) 0.7919, indice di
rifrazione n20° (a 20 °C) 1.3288
Impurezze max
% |
|
||
acidità da acido formico |
0.0015 |
metalli pesanti |
0.00005 |
composti carbonilici |
0.0001 |
H2O |
0.05 |
cloruri |
0.0005 |
miscibilità con H2O |
completa |
colore |
0.00005 |
...... |
..... |
alcol etilico |
0.02 |
..... |
.... |
Attenzione:
altamente infiammabile. Tossico per inalazione e ingestione. Conservare fuori
della portata dei bambini. Conservare il recipiente ben chiuso. Conservare
lontano da fiamme e scintille. Non fumare. Evitare il contatto con la pelle.
R: 11-23/25; S 2-7-16-24.
Per soddisfare le molteplici esigenze da parte
dell'industria e della ricerca, le ditte produttrici mettono in commercio più
campioni, con grado diverso di purezza e di costo, di uno stesso reattivo;
pertanto, ad esempio la ditta Carlo Erba produce una quindicina di tipi diversi
di alcol metilico, ciascuno con diverso grado di purezza che è identificato da
una sigla: nella tabella seguente sono riportate alcune sigle di uso corrente
assieme alla loro definizione ed all'uso principale del reattivo che la porta.
SIGLA |
DEFINIZIONE |
USO
PRINCIPALE |
RPE |
Reagente di grado analitico |
Per analisi ed usi scientifici generali |
RS |
Reagente speciale |
Per applicazioni speciali con garanzia di alta
purezza |
RHP |
Reagente di grado farmaceutico |
Conforme alle specifiche delle diverse farmacopee |
RE |
Reagente di grado industriale |
Sintesi e usi diversi |
Se la sostanza è potenzialmente pericolosa
allora deve essere posta in recipienti adatti la cui etichetta deve riportare
tra l’altro dei simboli internazionali accompagnati da lettere (Consiglio
d'Europa, Strasburgo 1965 e leggi successive) che indicano il tipo di rischio
caratteristico di quella sostanza chimica e che sono di seguito riportati.
Secondo le norme CEE le sostanze pericolose
sono divise in otto categorie principali che sono a loro volta suddivise in due
gruppi di diversa pericolosità.
1)
SOSTANZE PIÙ PERICOLOSE
|
2) SOSTANZE UN
PO' MENO PERICOLOSE DELLE PRECEDENTI
|
Vengono di seguito riportate alcune norme e
precauzioni per l'uso e lo stoccaggio delle sostanze appartenenti a ciascuna
delle otto categorie.
Ricordarsi che prevenire è molto meglio che
curare !!!
SOSTANZE
ESPLOSIVE (E)
Sono classificate come tali le sostanze che
possono esplodere in determinate condizioni sperimentali, in particolare per
esposizione a fonti di calore, e che sono più sensibili del nitrobenzene agli
urti ed agli attriti.
Esplosione:
reazione chimica o cambiamento di stato che avviene in un intervallo di tempo
molto breve e che genera un notevole innalzamento di temperatura e generalmente
una grande quantità di gas.
La sua pericolosità è principalmente data da:
a) vampata
di calore che può provocare ustioni anche molto gravi, l' incendio di
vapori, liquidi e solidi, la fusione e la sublimazione dei solidi, l'espansione
dell'aria con onda d'urto, lo spostamento ad alta velocità di corpi solidi;
b) produzione
incontrollata di sostanze nocive a causa dell'alta temperatura che si
sviluppa.
Attenzione: alcuni reattivi, di per sé non
esplosivi, tendono a decomporsi per dare sostanze esplosive per semplice
esposizione all'aria ed alla luce: per questo caso bisogna prestare particolare
attenzione ai prodotti ossigenati come i perossidi (H2O2
ad esempio), ed ai solventi organici come etere dietilico, etere diisopropilico,
tetraidrofurano.
Alcune sostanze quando sono seccate possono
esplodere molto facilmente.
- possono esplodere per semplice urto:
perclorato di ammonio, acido picrico, 2,4-dinitrofenilidrazina, dicromato di
ammonio, 2,3,6-trinitrofenolo, .....
Certe sostanze di per sé non pericolose lo
possono diventare se vengono mescolate con altre: prestare dunque particolare
attenzione quando si eliminano i rifiuti versandoli nel lavandino o negli
appositi contenitori.
Ad esempio,
se si gettano nel lavandino residui di acetone (solvente molto infiammabile, di
larghissimo uso industriale, adoperato anche per asciugare velocemente la
vetreria in laboratorio), assicurarsi di far scorrere molta acqua per lavare
bene gli scarichi ed evitare la formazione di vapori infiammabili ed esplosivi.
- Possono esplodere se mescolati con
combustibili: i perclorati di Na, K, Mg, Ba, i nitrati, i bromati, i persolfati
di Na e K, il perossido di benzoile, etc,.....
- Possono esplodere per semplice riscaldamento:
acido perclorico, perclorati, azidi, ipocloriti organici, diazo composti,
N-cloroammine,...
Si deve cercare di evitare l'uso delle sostanze
esplosive e quando non se ne può proprio fare a meno, usarne la quantità
minore possibile.
Prestare somma attenzione ed adoperare tutti
gli accorgimenti necessari, maneggiarle sotto cappa indossando occhiali ed
usando schermi protettivi.
Le sostanze esplosive vanno tenute in locali isolati,
arieggiati e lontani da quelli in cui sono conservate le sostanze infiammabili.
SOSTANZE
INFIAMMABILI
(F)
Si definisce combustione la reazione spontanea
ed esotermica nella quale una sostanza riducente (il combustibile) reagisce con
un ossidante (il comburente che di solito è l'O2 presente nell'aria)
e viene parzialmente o completamente ossidata da questi.
Ad esempio nella combustione degli idrocarburi
contenenti C e H si formano sempre come prodotti CO2 e H2O
e calore: benché la reazione sia spontanea (DG < 0) tuttavia è talvolta necessario
innescarla (ad esempio riscaldando
con la fiamma di un fiammifero) perché l'energia di attivazione è piuttosto
elevata:
esempi
metano:
CH4 + 2 O2
--> CO2
+ 2 H2O + calore
butano:
C4H10
+ 13/2
O2 --> 4 CO2 + 5 H2O + calore
Il fenomeno, dunque, avviene solo se sono co-presenti
3 distinti fattori:
1) combustibile (riducente);
2) comburente (un ossidante
come O2);
3) sorgente di accensione con
temperatura sufficiente a superare l'energia di attivazione e quindi ad
innescare la reazione (fiamma libera, urto,
sfregamento, scintilla, riscaldamento, luce, ...).
Esistono varie categorie di sostanze
infiammabili:
a) solidi che s'infiammano per accensione e che
continuano a bruciare anche se la sorgente di accensione viene allontanata.
b) liquidi con temperatura di infiammabilità < 21
°C.
c) gas che si infiammano per semplice contatto con
l'aria a pressione atmosferica (1 atm).
d) sostanze che a contatto con aria umida o con H2O
danno gas infiammabili (esempio Na, K).
Tutte queste sostanze vanno tenute lontano da
fonti di calore, fiamme o scintille, aria (c) ed umidità (c e d). Vanno
conservate in recipienti chiusi e riempiti per non più di 3/4 del loro volume
totale e posti in ambienti ben ventilati.
L'infiammabilità è caratterizzata da tre
parametri:
1)
Punto di infiammabilità (flash
point): è la temperatura minima alla quale, a pressione di 1 atm, la
sostanza produce vapori in una quantità tale da dare una miscela con l'aria che
in contatto con una scintilla o una fiamma può infiammarsi o esplodere.
2) Temperatura
di ignizione o autoaccensione (ignition temperature): è la temperatura minima richiesta per iniziare e auto-sostenere la
combustione di una miscela dei vapori della sostanza, indipendentemente dalla
sorgente di calore.
3) Campo
di infiammabilità:
intervallo di composizione della miscela aria - sostanza in cui quest’ultima
è infiammabile.
Particolarmente pericolose sono le sostanze che
hanno flash point al di sotto della temperatura ambiente: queste non devono
essere mai lasciate allo scoperto se non in presenza di adeguata ventilazione.
È buona norma di sicurezza tenere in
laboratorio solo la quantità minima indispensabile di prodotti infiammabili.
Le sostanze infiammabili vanno riscaldate o
evaporate con estrema cautela, sempre sotto cappa e ben lontano dalle fiamme
libere, da scintille, da motori elettrici e da piastre molto calde.
Per motivi di sicurezza l'etere dietilico non va
evaporato ma distillato in modo che i suoi vapori non si disperdano
nell'ambiente ma siano raffreddati, condensati e raccolti in un recipiente.
Certe sostanze si ossidano all'aria fino a
raggiungere spontaneamente la temperatura di ignizione: ad esempio P bianco, PH3,
certi composti metallorganici, alcuni metalli quando sono finemente suddivisi
come Mg, Al, Ni: queste sostanze vanno conservate in atmosfera di gas inerte (N2
o Ar).
I metalli alcalini (Na, K, Li) ed alcuni idruri
metallici vanno tenuti rigorosamente lontani dall'acqua e dall'umidità perché
reagiscono molto violentemente con essi formando H2 che si può
incendiare per il calore della reazione.
In tabella sono riportati il punto di
infiammabilità, la temperatura di ignizione ed il campo di infiammabilità per
alcuni solventi di comune reperibilità nei laboratori.
|
Dalla tabella si evince che l'etere dietilico è tra
i solventi più pericolosi dal punto di vista dell'infiammabilità.
SOSTANZE
COMBURENTI O OSSIDANTI (O)
Provocano una reazione esotermica quando
vengono a contatto con altre sostanze soprattutto se infiammabili: possono
incendiare le sostanze combustibili.
Esempi di comburenti:
O2 puro o in miscela nell'aria,
nitrati, clorati, .....
Valgono le stesse norme valide per le sostanze
infiammabili e vanno tenute ben lontano da quest'ultime, in ambienti esterni
resistenti all'esplosione.
SOSTANZE
TOSSICHE (T)
Sono sostanze che a seguito di ingestione o
inalazione o assorbimento attraverso la pelle possono essere causa di gravi
danni alla salute ed anche di morte. Molte sostanze sono tossiche, tuttavia
l'entità dei loro effetti sull'organismo dipende fortemente da alcuni fattori
qui sotto elencati:
1) natura della sostanza;
2) quantità introdotta nell'organismo;
3) intervallo di tempo di contatto con la sostanza.
Sono stati definiti i valori limite di esposizione a
molte sostanze in base a dati epidemiologici e di laboratorio che sono raccolte
in apposite pubblicazioni.
TLV (Treshold
Limit Value):
è la massima concentrazione di una certa sostanza alla quale una persona può
esser esposta giornalmente (per 8 ore) o settimanalmente (40 ore) senza
risentire di alcun danno.
TLV-STEL (Short
Term Exposure Limit): è la
massima concentrazione di una certa sostanza alla quale una persona può esser
esposta per un tempo di 15 minuti al massimo senza risentire di alcun danno.
Talora tali limiti sono superabili se poi la persona rimane a lungo lontano
dall'esposizione a tale sostanza in modo che il suo organismo abbia il tempo per
smaltirla.
TLV - C (Ceiling):
è la concentrazione che non deve mai essere superata in ogni caso.
Una esposizione troppo lunga a certi prodotti
chimici (esempio solventi organici come benzene o Pb e Hg) può causare degli
avvelenamenti cronici che rientrano
nelle malattie professionali. Gli effetti nocivi di tali sostanze sono talora
avvertibili solo a lunga scadenza, quando il danno è ormai irreparabile. Si
comprende dunque come in questi casi la prevenzione risulta essere la migliore
soluzione.
Seguire rigorosamente le istruzioni riportate sulle
etichette dei contenitori. Evitare di respirare i vapori, di toccare e di
ingerire tali sostanze, lavorare in
ambienti ben ventilati o meglio sotto la cappa, in casi particolarmente
pericolosi si richiede l'uso della maschera antigas, usare gli occhiali
protettivi ed i guanti, lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, non usare
solventi organici per pulirsi da una eventuale contaminazione, perché questi
potrebbero sciogliere la sostanza e disperderla facilitando il suo assorbimento
attraverso la pelle. Accertarsi che ogni eventuale residuo sia stato eliminato
dai recipienti e dal banco di lavoro.
Le sostanze
tossiche devono essere conservate in recipienti sigillati posti in armadi chiusi
a chiave e con l'indicazione del pericolo molto ben visibile.
SOSTANZE
CORROSIVE (C)
Sono quelle che esercitano azione distruttiva sui
tessuti vivi e sulle attrezzature: evitare assolutamente il contatto con la
pelle, gli occhi e la bocca. Rientrano in questa categoria tutti gli acidi e gli
alcali concentrati più comuni: esempio H2SO4, HNO3,
HCl, HF, HClO4, NaOH, KOH, LiOH, CaO, NH3,...
E' obbligatorio l'uso degli occhiali di protezione, e
dei guanti. Se sono volatili usare la cappa aspirante.
Vanno conservate in recipienti chiusi e di materiale
in ogni caso opportuno. Ad esempio NaOH si conserva in recipienti di plastica e
non di vetro che viene intaccato.
SOSTANZE
RADIOATTIVE (R)
Sono capaci di emettere radiazioni ionizzanti.
Esistono norme di legge molto severe e specifiche per la loro conservazione,
manipolazione e smaltimento. Gli operatori devono essere muniti di opportuni
dosimetri personali e gli ambienti devono possedere sistemi di isolamento
adeguati: la contaminazione ambientale può essere catastrofica e gli effetti a
lungo e breve termine mortali.
SOSTANZE NOCIVE
(Xn)
In seguito ad inalazione, ingestione o assorbimento
cutaneo provocano danni limitati. E' necessario seguire le prescrizioni
riportate nelle etichette e seguire le indicazione date per l'uso delle sostanze
corrosive. Ad esempio è nocivo KMnO4.
SOSTANZE
IRRITANTI (Xi)
Possono provocare reazioni infiammatorie ed
allergiche in seguito a contatto con la pelle. E' necessario seguire le
prescrizioni riportate nelle etichette e seguire le indicazione date per l'uso
delle sostanze corrosive. Ad esempio è irritante il solvente tetraidrofurano.
Dal 1981 sono state aggiunte ulteriori categorie di
rischio a quelle già esistenti:
ESTREMAMENTE
INFIAMMABILI
Liquidi con punto di infiammabilità < 0 °C e T
ebolliz. < 35 °C.
MOLTO TOSSICHE
Sostanze che per inalazione, ingestione o
penetrazione cutanea possono provocare lesioni gravi e la morte.
PERICOLOSE PER
L'AMBIENTE
Sostanze che possono provocare grave rischio a breve
o lungo tempo per l'ambiente.
CANCEROGENE
Sostanze che per inalazione, ingestione o
penetrazione cutanea possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza.
L'informazione sull'azione cancerogena presunta o certa di alcune sostanze
viene, purtroppo, spesso sottovalutata o trascurata dalle ditte produttrici ed
anche dai libri di testo.
Le etichette dei contenitori di tali sostanze di
solito portano la specificazione di rischio R45 "Può causare il
cancro".
Ulteriori informazioni, tra le quali le tabelle
aggiornate delle sostanze sospette, sono pubblicate da enti internazionali come
ad esempio Agency for Research on Cancers (J.Melnikov ed altri., Carcinogens and
Mutagens in Undergraduate Laboratory, J.Chem. Educ., 58 A11 (1981)).
TERATOGENE
Sostanze pericolose per la sviluppo del
feto.
MUTAGENE
Sostanze pericolose per la sviluppo normale delle
cellule.
FRASI DI
RISCHIO E DI PRUDENZA
Sulle etichette si
trovano, oltre ai simboli appena visti, delle sigle inizianti per R
(frasi di rischio) e/o S (frasi di
prudenza) che mettono sull'avviso e danno utili consigli a chi opera con tali
sostanze.
Ad esempio R1 =
sostanza esplosiva allo stato secco, R12 = altamente infiammabile, R41 = rischio
di gravi lesioni agli occhi, R46 = sostanza che può provocare alterazioni
genetiche ereditarie, S1= tenere sotto chiave, S3 = tenere in luogo fresco, S30
= evitare al prodotto il contatto con l'acqua, S37 = usare i guanti, ....
E' necessario tener presente che certe sostanze
possono appartenere contemporaneamente a più categorie di pericolosità.
Nei laboratori, di solito,
si trovano dei posters con le frasi di rischio e di prudenza di uso più comune.
ESEMPI DI
ALCUNE SOSTANZE COMUNI NEI LABORATORI E MOLTO TOSSICHE (T+)
L' ingestione, l' inalazione dei vapori ed il
contatto con la pelle vanno evitati nella maniera più categorica: (comunque
non verranno usati in questo corso di Laboratorio di Chimica).
Anche per sola inalazione dei vapori: Br2,
CS2, BF3, ...
Anche per sola inalazione dei vapori o per contatto
con la pelle: CCl4, BeSO4,
(CH)3SO4,
....
Anche per sola inalazione dei vapori o ingestione: P4(bianco),
BCl3, Tl2SO4,....
Anche per sola ingestione:
NaN3, As2O3,
PtCl4, ....
Per ingestione, inalazione dei vapori o contatto: HF,
KCN, NaCN, HgCl2, HgO, C6H5NO, ....
SOSTANZE CHE
NON RIPORTANO IN ETICHETTA AVVISI DI PERICOLOSITÀ
Anche se un recipiente contenente una sostanza non
porta avvisi di pericolosità, si devono fare alcune importanti considerazioni
in merito alle precauzioni da prendere per il suo uso.
1)
L'organismo di ogni persona può essere sensibile, in diverso modo,
all'esposizione a sostanze chimiche, che per alcuni possono apparire innocue,
mentre, per altri, sono pericolose. Il corpo umano di alcune persone sviluppa
improvvise e pericolose allergie nei confronti di certe sostanze, anche comuni,
che si possono manifestare anche dopo tempi lunghi con irritazioni, bruciori,
lacrimazione, tosse, difficoltà di respirazione,..., e che nei casi più gravi
possono essere anche mortali. Sono ben note e documentate le gravi forme di
allergia di certe persone per la comune aspirina (acido acetilsalicilico) o per
i farinacei o per la puntura di un insetto, come il calabrone, che per taluni è
mortale.
2)
Oltre a ciò, si deve considerare che quotidianamente vengono sintetizzati
centinaia di nuovi composti e che quindi, non tutti vengono testati
sufficientemente prima di essere posti in commercio.
3)
I metodi di sintesi ed i criteri di valutazione della purezza e della
pericolosità adottati per le sostanze, che si trovano in un laboratorio chimico
possono essere molto diversi da quelli adoperati per la preparazione delle
stesse sostanze specificatamente destinate ad uso alimentare. Ciò significa
che, per esempio, l'alcol etilico adoperato come solvente in laboratorio
potrebbe essere di derivazione sintetica e contenere impurezze, anche se in
minima quantità, altamente tossiche per l'organismo, mentre l'alcol etilico
destinato ad usi alimentari deve derivare per legge esclusivamente dalla
fermentazione naturale di carboidrati ed essere prodotto seguendo metodologie e
norme di igiene ben precise.
4)
Talora i reattivi apparentemente innocui sono conservati vicino a bottiglie di
sostanze pericolose e possono essere stati inquinati inavvertitamente con una
spatola o una pipetta.
La normativa più recente prevede finalmente che i
reattivi chimici vengano venduti accompagnati
da una scheda di sicurezza: essa deve contenere una serie di indicazioni utili,
tra le quali:
1) precisa identificazione del prodotto e delle sue
proprietà principali;
2) pericoli a cui si può andare incontro nel suo
maneggio;
3) misure di pronto soccorso;
4) misure antincendio;
5) manipolazione e stoccaggio;
6) protezione individuale;
7) informazioni tossicologiche;
8) informazioni ecologiche e sullo smaltimento;
9) informazioni sul trasporto.
È opportuno ricordare che:
LE SOSTANZE CHE
NON RIPORTANO IN ETICHETTA AVVISI DI PERICOLOSITÀ SONO SEMPRE E COMUNQUE DA
CONSIDERARE COME POTENZIALMENTE PERICOLOSE E QUINDI DA TRATTARE CON LA MASSIMA
ATTENZIONE !
CENNI SUGLI
INTERVENTI DA ESEGUIRE IN CASO DI INCIDENTE
In genere, l'operazione di pronto soccorso in caso di
incidente si effettua in due tempi;
1) Intervento di emergenza effettuato da una persona
anche non esperta.
a) Allontanare il malcapitato dal pericolo facendo
attenzione alla propria ed alla altrui incolumità.
c) Togliere gli indumenti impregnati di sostanze
tossiche o corrosive.
d) Mettere l'infortunato in posizione comoda ed
adeguata.
e) Praticare se necessario la respirazione forzata.
f) Somministrare se necessario O2.
g) In caso di perdita dei sensi non far ingerire
nulla perché c'è il rischio di soffocamento.
In seguito vengono descritti più dettagliatamente alcuni casi di pericolo e
relativi comportamenti da tenere.
ALCUNE
NORME DI INTERVENTO IN CASO DI INCENDIO
(Vigili
del Fuoco: tel. 115)
È assolutamente necessario che chi frequenta il
laboratorio conosca l'esatta ubicazione delle uscite di sicurezza, dei mezzi
antincendio ed il loro utilizzo, del quadro elettrico generale e delle valvole
del gas e dell'acqua.
Ricordarsi che come il solito “prevenire è meglio
che curare !!!”
In caso di
incendio è opportuno:
Non farsi prendere dal panico ma avvertire il docente
ed i colleghi, staccare l'interruttore generale della corrente elettrica,
spegnere gli eventuali fornelli a gas accesi, disattivare i ventilatori e gli
impianti di aria condizionata che possono favorire il propagarsi delle fiamme.
Verificare l'entità dell'incendio: se è
circoscritto, ad esempio ad un bicchiere, coprire il recipiente con un vetro di
orologio o un contenitore in vetro: non usare stracci o altro materiale
combustibile: tutto il materiale infiammabile presente nelle vicinanze va
rimosso immediatamente.
In caso di incendio di grandi proporzioni ma
controllabile, usare gli estintori e gli altri mezzi antincendio (esempio la
coperta antifiamma).
In caso di incendio non controllabile, chiamare i
vigili del fuoco (TEL. 115),
abbandonare i locali lasciando solo il personale addetto che userà, se
necessario, le maschere antigas opportune contro i gas che si possono
sviluppare.
In caso di incendio degli abiti, impedire
all'infortunato di mettersi a correre, perché ciò alimenterebbe ancor di più
le fiamme: togliergli gli abiti o se ciò richiede troppo tempo farlo distendere
a terra e coprirlo con la coperta anti fiamma o con panni bagnati, usare
eventualmente i doccioni di sicurezza presenti in laboratorio. Trattare
l'infortunato poi come nel caso degli incidenti da ustione (vedi dopo).
Prima di riprendere la normale attività, accertarsi
che non vi siano focolai occulti che possono svilupparsi in un secondo tempo.
Particolari precauzioni devono essere prese in caso
di incendi se sono presenti bombole di gas.
TIPO
DI ESTINTORI
L'uso di tipi diversi di estintori è legato al
diverso tipo di materiale che sta bruciando:
E. ad H2O o a schiuma:
contengono H2O o schiume a base di H2O che vengono spinte
fuori dal contenitore da CO2 in pressione: sono poco usati nei
laboratori perché l’H2O può reagire con molti composti chimici e
rovinare le apparecchiature elettriche.
E. a polvere: contengono polveri a base di NaHCO3,
NaCl, NH4-fosfato e solfato addizionati con idrorepellenti:
l'erogazione della polvere è ottenuta pressurizzando la bombola con aria o N2
o CO2. Si usano per incendi di
materiali solidi comuni, solidi con basso punto di fusione, liquidi, gas
infiammabili, sostanze che a contatto con H2O danno combustione con
formazione di H2, (cioè con Mg, Al, Li, Na, idruri,....) o di
apparecchiature elettriche.
E. a CO2:
contengono CO2 liquido in pressione: si usano come i precedenti
tranne nel caso di incendi coinvolgenti metalli reattivi con CO2 come
idruri, nitrati, clorati, ... Hanno il vantaggio di non
lasciare residui e per questo sono da preferirsi nel caso di spegnimento
di incendi in cui siano coinvolte strumentazioni elettriche.
E. ad Halon: di scarsa efficacia con incendi di materiali
solidi: impiegano idrocarburi alogenati: sono chiamati con sigle che indicano
rispettivamente il numero di atomi di C, F, Cl e Br presenti. I più usati sono:
HALON 1211
bromoclorodifluorometano (BCF)
(gas)
HALON 1301
bromotrifluorometano
(BTM) (gas)
HALON 2402
dibromotetrafluoroetano
(Fluobrene) (liquido)
Se sono in forma gassosa sono tenuti in bombole in
pressione, se, come nel caso del Fluobrene, sono in forma liquida viene loro
aggiunto N2 come propellente. Il loro impiego è limitato a causa
della loro tossicità e perché sono ritenuti tra le sostanze responsabili delle
alterazioni dello strato di ozono nell'atmosfera.
L'azione estinguente si manifesta in virtù dei
seguenti fenomeni:
1) soffocamento: consiste nel cercare di impedire il
contatto tra O2 ed il combustibile
che sta bruciando.
2) raffreddamento: si usa un qualche prodotto che
reagisca assorbendo grandi quantità di calore: l'azione endotermica
contribuisce ad estinguere le fiamme.
3) azione inibente: il prodotto estinguente esercita
una qualche azione catalitica inibente nei confronti delle complicate reazioni
di combustione.
Esempio:
H2O sottrae calore impedendo l'auto sostentamento della combustione
ed isola le sostanze dall' O2 atmosferico che funge da comburente.
Esempio:
2NaHCO3 + calore ® Na2CO3 + H2O + CO2
esercita tutte e
tre le azioni citate.
Esempio:
CO2 esercita azione soffocante e raffreddante.
Esempio:
HALON inibisce il meccanismo radicalico con il quale di solito hanno luogo le
reazioni di combustione.
Gli estintori vanno controllati ogni sei mesi ed
eventualmente ricaricati da personale specializzato.
Se si usa un estintore ricordarsi di:
1) togliere lo spinotto di sicurezza;
2) impugnare saldamente;
3) rivolgere il getto alla base delle fiamme.
MASCHERE
ANTIGAS
L'uso di maschere antigas a filtro è talvolta
indispensabile per evitare l'inalazione di vapori, polveri e gas irritanti o
nocivi soprattutto durante gli incendi. Ne esistono almeno di tre tipi:
1) a copertura parziale che lasciano liberi gli occhi
coprendo naso e bocca;
2) a copertura totale che coprono tutto il volto;
3) a copertura totale di tutta la testa.
Chi indossa la maschera inspira dell'aria esterna che
prima di arrivare alle vie respiratorie viene fatta passare attraverso opportuni
filtri che bloccano le sostanze nocive o le trasformano in sostanze più
tollerabili dall'organismo.
I filtri possono funzionare con uno dei tre
meccanismi seguenti:
1) adsorbimento;
2) catalisi;
3) reazione chimica
1) Contengono di solito polvere di carbone attivata
molto fine che possiede una superficie specifica molto elevata e che è capace
di adsorbire e condensare le sostanze nocive nei canali capillari.
2) Contengono polveri di ossidi metallici capaci di
catalizzare a temperatura ambiente la trasformazione della sostanza nociva in
una meno pericolosa. Ad esempio CO viene ossidato a CO2
dall'ossigeno dell'aria.
3) Contengono ossidi metallici, alcali, acidi,...,
capaci di reagire chimicamente con la sostanza nociva trasformandola o
imprigionandola.
Esistono almeno una cinquantina di filtri diversi,
ciascuno adatto ad una certa classe di sostanze: certi filtri funzionano
adoperando due o tutti e tre i meccanismi citati.
- Attenzione: i filtri hanno un tempo limitato di
funzionamento per cui è indispensabile controllare sempre la loro efficienza e
data di scadenza.
I filtri,
pur impedendo alle sostanze nocive di arrivare alle vie respiratorie, non sono
in grado di supplire all'eventuale mancanza di ossigeno necessario alla
respirazione, fatto che può verificarsi
durante un incendio in un ambiente poco arieggiato.
Essi diventano inutili quando la percentuale dell'O2
nell'aria (che è normalmente del 21%) diventa minore del 17%. In questi casi è
necessario adoperare l'autorespiratore che è una maschera munita di bombole
autonome d'aria.
SOSTANZE
CHIMICHE NEGLI OCCHI
Gli occhi sono molto delicati per loro natura, per
cui è necessario indossare sempre gli occhiali di sicurezza e nel malaugurato
caso di incidente è necessario intervenire nel minor tempo possibile.
Cercare di togliere quanto prima la sostanza estranea
dall'occhio lavandolo con molta H2O fredda: successivamente a seconda
della natura della sostanza agire come segue:
Acido negli occhi: lavare ripetutamente con una soluzione al 2%
di borace (borato di sodio Na2B4O7)
e successivamente con molta H2O.
Basi negli occhi: lavare ripetutamente con una soluzione all'
1-2% di acido borico e successivamente con H2O.
Frammenti di vetro negli occhi:
lavare brevemente, bendare con bendaggio leggero per tenere l'occhio chiuso.
In tutti i casi, chiedere l'intervento immediato di
un medico.
E' possibile usare i bagnetti ottici presenti in
laboratorio funzionanti sia ad acqua che a borace e ad acido borico.
USTIONI
1) Da calore
secco
(oggetti caldi, fiamme)
Per piccole ustioni
senza lacerazione della pelle, raffreddare con acqua, spalmare la parte colpita
con pomate apposite (esempio Foille) ed applicare una fasciatura leggera.
Per ustioni più gravi,
immergere la parte ustionata in H2O fredda per qualche tempo per
calmare il bruciore, togliere tutto ciò che potrebbe causare problemi per il
possibile gonfiarsi della parte colpita (anelli, scarpe, orologio, etc), bendare
leggermente senza applicare pomate, non rompere le bolle eventualmente
formatesi, non applicare cerotti sulla pelle, chiamare il medico.
2) Da
elettricità
Di solito si osserva una zona scura sulla pelle:
chiedere l'intervento del medico perché si
possono esser verificati gravi danni in profondità non percettibili
all'esterno.
3) Da acidi
Lavare abbondantemente con H2O la parte
colpita: togliere gli indumenti inquinati usando
i guanti: lavare con una soluzione all' 1-2% di bicarbonato di sodio ed ancora
con H2O, quindi bendare. Se la ferita è estesa, chiamare un medico.
4) Da basi
Come per il caso degli acidi ma lavare con una
soluzione all' 1-2% di acido borico o con 0.5% di acido acetico.
TAGLI
In caso di piccole ferite, cercare di togliere
eventuali frammenti lasciando sanguinare per qualche secondo la ferita.
Disinfettare e bendare. Se la ferita è grave, chiamare un medico e nel
frattempo controllare l'emorragia comprimendo i lembi della ferita ed applicando
a monte un laccio emostatico che va allentato di tanto in tanto.
IN
Può accadere che del liquido arrivi alla bocca perché
schizza da qualche recipiente o perché si sta usando una pipetta aspirando con
la bocca anziché usando la propipetta in gomma, azione che, si ribadisce, è assolutamente
vietata.
Se non si è ingerito il liquido, sputare
immediatamente e sciacquare la bocca con abbondantissima acqua. Se si è
ingerito, chiamare il medico e nel frattempo agire a seconda dei casi:
ingestione di
acido: bere
molta H2O, seguita da latte di magnesio (sospensione di ossido di
magnesio in acqua), non far vomitare l'infortunato perché l'acido risalendo
alla bocca potrebbe causare ulteriori gravi ustioni.
ingestione di
basi:
bere molta H2O, seguita da succo di limone o arancio, o
soluzioni diluite di acido citrico: come sopra, non
far vomitare l'infortunato.
ingestione di
sali di metalli pesanti: bere latte o chiara d'uovo.
avvelenamento
da gas,
portare l'infortunato in luogo aperto e ventilato o erogargli ossigeno.
ASSOR
Attenzione:
l'avvelenamento da assorbimento cutaneo è tra i più subdoli, perché può
anche essere molto lento e manifestarsi dopo lunghi tempi, quando magari non si
è più in contatto diretto con le sostanze pericolose che lo hanno provocato,
per cui diventa difficoltoso capirne le cause. Anche in questo caso, la
prevenzione è la migliore difesa.
In caso di contagio, lavare la parte colpita con un
getto di H2O fredda e con sapone, risciacquando a lungo.
Evitare l'uso di solventi organici per lavare la
parte colpita perché questi rischiano di funzionare da veicolanti per la
sostanza tossica e di favorirne l'assorbimento cutaneo.
STATO
DI SHOCK
Spesso l'infortunato cade in uno stato di shock che
si manifesta con stato di debolezza fisica, pallore, respiro affannoso,
sudorazione fredda, vertigini, nausea, visione confusa, ansia e paura. In attesa
del medico, che va urgentemente chiamato, far distendere l'infortunato con i
piedi leggermente alzati e col capo piegato di lato, coprirlo, e non lasciarlo
solo ma parlargli cercando di rassicurarlo.
SVENIMENTO
Quasi sempre lo svenimento è dovuto alla temporaneo
calo di afflusso di O2 al cervello. Slacciare gli abiti
dell'infortunato attorno al collo ad al petto, coprirlo, girargli il capo di
lato assicurandosi che la lingua non ostruisca il passaggio dell'aria in gola.
Se l'infortunato smette di respirare, praticargli la respirazione artificiale.
N.B. La mancanza di O2 al cervello anche
per pochi minuti può provocare danni irreparabili.
In ogni Laboratorio Chimico deve essere presente una
cassetta di pronto soccorso, in posizione accessibile, ben visibile e con una
croce rossa sullo sportello. Essa deve contenente alcune dotazioni utili per un
primo intervento in caso di incidente o per curare piccole escoriazioni o
scottature, come garze sterilizzate, cerotti di varie dimensioni, cotone,
disinfettante, collirio decongestionante, pomata contro le ustioni, forbici,
pinzette metalliche, laccio emostatico, acqua ossigenata, soluzioni di acido
borico, borace, acido acetico e bicarbonato di sodio.
È ovvio che è necessario;
1) controllare sempre che i prodotti che si vogliono
adoperare non siano scaduti.
2) ripristinare immediatamente i prodotti che si sono
consumati.
BOMBOLE
Molti laboratori necessitano di grandi quantità di
gas puri per le sintesi o per il funzionamento di certe apparecchiature (esempio
N2, Ar, He, O2, H2, CO2, CO, Cl2,
NH3, HCl, etc.).
Similmente, in un ospedale si usano grandi quantità di gas per il funzionamento
delle apparecchiature per le analisi cliniche e di aria purificata o di O2
per i pazienti. Questi gas sono venduti, di solito, in bombole di 4 dimensioni
diverse con volumi da 1 a 50 litri circa.
La bombola deve portare incisi sulla parete alcuni
dati quali: il nome del gas contenuto, il numero di serie del contenitore, il
nome della ditta produttrice, la pressione massima per la quale è collaudata,
la pressione massima alla quale viene solitamente caricata, il volume interno,
la data di revisione, etc. Assieme a questi dati di solito porta anche un
cartellino con il nome della ditta produttrice, la denominazione commerciale del
gas contenuto, una o più sigle relative al suo grado di purezza ed
eventualmente i dati delle analisi.
Convenzione sul
colore dell'ogiva
L’ ogiva di ogni bombola viene colorata, a seconda
del gas contenuto, con un colore convenzionale, in modo che non ci possano
essere dubbi sul suo contenuto. L’attuale codice dei colori è in via di
modificazione per l’applicazione del decreto del 7/1/99 del Ministero dei
Trasporti, inteso ad unificare ed a facilitare la circolazione delle merci in
ambito CE. Tale decreto prevede l’applicazione della norma UNI EN 1089-3 che
prescrive un sistema di identificazione delle bombole con codice colore delle
ogive diverso da quello adoperato attualmente in Italia. Il nuovo codice sarà
completamente operativo entro il 10 agosto 2006 e nel frattempo i due sistemi di
codificazione vecchio e nuovo coesisteranno. La nuova colorazione dell’ogiva
non identifica il gas, ma solo il rischio principale associato ad esso:
1) tossico e/o corrosivo,
giallo;
2)
infiammabile,
rosso;
3) ossidante,
blu chiaro;
4) asfissiante
(inerte),
verde brillante.
GAS |
COLORE OGIVA
norma vecchia |
COLORE OGIVA
norma nuova |
O2 |
bianco |
bianco |
N2 |
nero |
nero |
Ar |
amaranto |
verde scuro |
aria |
bianco e
nero |
bianco e
nero |
CO2 |
grigio
chiaro |
grigio |
CO |
verde |
giallo e
rosso |
C2H2 |
arancione |
marrone |
H2 |
rosso |
rosso |
NH3 |
verde chiaro |
giallo |
Cl2 |
giallo |
giallo |
He |
marrone |
marrone |
N2O |
blu |
blu |
I gas più comuni (ossigeno, azoto, elio, protossido
di azoto) hanno colori specifici.
Per individuare un gas è essenziale riferirsi sempre
all’etichetta apposta sulla bombola.
|
Ogni bombola possiede una valvola di sicurezza A
con un bocchettone di uscita B
filettato per il collegamento ad un "riduttore di pressione" C
+ D. I gas sono infatti solitamente contenuti nelle bombole ad alta
pressione (fino a 200 atm), valore che è di solito troppo alto per consentire
il loro uso diretto. Pertanto, prima dell'uso, il gas viene portato ad una
pressione inferiore (da qualche atm a frazioni di Torr, a seconda delle necessità)
da un riduttore. Ad esempio, è riportato in figura un riduttore a due stadi in
acciaio. Esso è munito di attacco per il collegamento con il bocchettone della
bombola B con raccordi che hanno
caratteristiche diverse (diametro, passo della filettatura, senso di avvitamento
sinistrorso o destrorso, maschio o femmina) a seconda del tipo di gas contenuto
nella bombola. In tal modo, ogni tipo di gas è contenuto in una bombola che ha
un bocchettone di uscita che può essere connesso solo con un tipo specifico di
riduttore di pressione per eliminare la possibilità di scambi accidentali.
Basti pensare a quali drammatiche ed irreparabili conseguenze va sicuramente
incontro un paziente al quale venga per errore somministrato CO invece di O2
o aria.
Il riduttore di pressione possiede due manometri: C
è montato sul I stadio e misura la pressione all'interno della bombola mentre D
è montato sul II stadio e misura la pressione di utilizzo che viene regolata dalla
valvola E. Prima dell'utilizzo, il
gas può essere fatto passare attraverso valvole ed apparecchiature F
per la misura del flusso (flussimetro).
Grado di
purezza
I gas sono venduti con gradi di purezza molto diversi, a seconda degli scopi per i quali sono utilizzati. Il grado di purezza (R) indica un gas con tracce di impurezze maggiori rispetto a quelle contenute in un gas di grado (T). I gas molto puri portano anche il simbolo N seguito da due cifre: la prima indica il numero di "9" che esprime la percentuale della sua purezza, mentre la seconda è quella che segue l'ultimo 9.
Esempio
Ar N55 significa gas argon di purezza 99.9995 %: Ar N 60 significa purezza
99.99990 %.
I gas ed i contenitori adoperati per usi curativi
subiscono particolari ed accurati controlli di qualità: non si può
somministrare ad un paziente un gas che non sia specificatamente preparato per
tale scopo.
NORME
PRINCIPALI DI SICUREZZA PER LE BOMBOLE
Le bombole
rappresentano un potenziale pericolo, per cui le norme che ne regolano l'utilizzo, l'
immagazzinamento ed il trasporto sono piuttosto severe.
1) Essere sempre sicuri della natura del gas che si
usa.
2) Accertarsi della tossicità del gas prima
dell'uso.
3) Maneggiare la bombole con molta delicatezza e
tenerle lontane da fonti di calore e da fiamme.
4) Fissare le bombole con una catena al muro per
impedire la loro accidentale caduta.
5) In caso di trasporto usare un carrello e
proteggere la valvola con l'apposito tappo a vite.
6) Manovrare con delicatezza le valvole e non
lubrificarle mai.
7) Usare sempre un riduttore di pressione.
8) Chiudere sempre le valvole quando non si usa il
gas.
9) Non vuotare mai completamente una bombola ma
lasciare sempre almeno 2 - 5 atm di residuo quando la si cambia, per evitare che
dell'aria possa entrare come inquinante.
10) Tenere ben arieggiato il locale in cui si usano o
si tengono le bombole.
11) Se si fa un uso massiccio di gas, conviene
installare un impianto centralizzato, che consta di una serie di bombole
collegate tra loro che vengono tenute all'esterno dell'edificio in appositi
ambienti e che sono connesse ad un riduttore di pressione collettivo, che, a sua
volta, viene collegato con una rete di distribuzione costituita da tubi
metallici che portano i gas a bassa pressione nei vari laboratori. In tal modo
il rischio è ridotto perché le bombole sono situate al di fuori del
laboratorio ed i gas che entrano negli ambienti di lavoro
sono a bassa pressione.
12) In caso di incendio si deve cercare di
allontanare le bombole per evitare scoppi o l' ulteriore propagazione dell'
incendio, nel caso la bombola contenga un gas infiammabile (ad esempio propano,
butano o H2).
I vigili del fuoco adoperano particolari accorgimenti
in caso di incendio di locali in cui sono presenti delle bombole.
Sono liquidi nelle bombole tra gli altri: SO2,
NH3, H2S, GPL.
L' acetilene viene venduto in bombole contenenti una
sua soluzione in acetone assorbita su un supporto poroso. Viene adoperato come
combustibile per generare fiamme molto calde, ad esempio nella spettroscopia di
assorbimento atomico o in metallurgia per fondere i metalli.